giovedì 15 novembre 2012

Gangnam Style e il male (di vivere).

Inizialmente avevo intenzione di mettere il video originale, ma per una questione morale, preferisco che neanche una sola visita provenga per mano mia.

Tanto conoscete tutti (purtroppo) ciò di cui sto per parlare.


Iniziamo dal principio. Ho avuto la sfortuna di visionare il video di Gangnam Style esattamente il giorno in cui è uscito per merito di una mia amica appassionata di K-pop, e dunque largamente prima che diventasse un fenomeno virale.
Devo ammettere che lo trovai addirittura simpatico.
Fino a quando la situazione non è scappata di mano. 
Grazie a Facebook (da ora nominato come 'il male') le cose che prima potevano risultare divertenti, come meme o video virali, non solo non fanno più ridere, ma sono diventate quello che su internet viene chiamato cancro. Ogni cosa, dalla più alla meno divertente, deve essere portata all'esasperazione, diventando una pesante e insopportabile macchietta di se stessa.

Complice il fatto che tutta questa gente affetta da deficit d'umorismo proprio si diletta a spammare ognidove il video o trovata del momento per far vedere quanto sia simpatica.
Intanto, mi domando come la Korea del Sud sia potuta arrivare ad un degrado musicale simile. 
Nel Nord Korea PSY sarebbe stato giustiziato per una cosa simile.

(L'evoluzione della Sud Corea all'insegna della cre-di-bi-li-tà)
Si potrebbero perdere le ore a parlare di come il male abbia distrutto tutto ciò che di divertente era stato creato da internet, ma ora vorrei tornare a parlare del fenomeno PSY.
Da trovata 'simpatica' è diventato l'origine del male. In gran parte grazie agli elementi sopracitati che non si limitano ad vedersi il video un paio di volte in quanto divertente, no, loro hanno la necessità fisica di mostrarlo a chiunque, di farne parodie (le parodie delle cose volutamente comiche o divertenti sono tra le cose più avvilenti sulla faccia della terra) e organizzare flashmob.
Sì, perché ai nostri amici speciali non basta più colpire radio, internet, televisioni (immagino che studio aperto ci abbia montato su sei editoriali) e quant'altro, no, devono sbatterti sotto al naso il loro caldo piatto di feci fumanti anche quando esci di casa.
Ma vediamoli, questi flashmob alla italiana:

(Migliaia di persone che scendono in piazza per affermare i propri diritti.)

Non voglio essere populista, quindi evito una lunga riflessione sul fatto che la gente resti in casa anziché andare a protestare contro chi gli sta rubando il futuro, ma è sempre in prima linea se c'è da riversarsi nelle piazze per fare buffonate all'insegna dell'essere troppo dei burloni.
La cosa più pesante, oltre alla solita tristezza che permea gli eventi simpaticoni di gruppo, è che il tutto non è spiritoso. È più che altro grottesco, forzato, molesto.
Non riesco a capire perché dovrebbe essere divertente mimare in centinaia quello che è stato già visto all'infinito nei precedenti 6 mesi da chiunque. È un po' come il classico cinepanettone: tutta l'italia, o almeno, la parte con la quale non vorrei mai avere a che fare (e con cui purtroppo debbo dividere internet e strade) a cadenza annuale si riversa verso i cinema a vedere un ora e mezzo di scoregge, scivolate e scambi di battute tra esponente del nord contro quello del sud.
Ma grazie ad internet scopro che è stato fatto ancora di peggio nella nostra povera Italia:

(Un gruppo di gentesemplice che dona dignità artistico-intellettuale alla Macarena.)


È uno degli spettacoli più vergognosi e degradanti che io abbia mai visto. Provo vergogna nel guardarlo come se fossi stato beccato a rubare, bravi! E poi dicono che noi Italiani non siamo capaci di donare emozioni.
Nel mulino che vorrei, il tutto si sarebbe concluso con i partecipanti ingoiati da una voragine infuocata, improvvisamente aperta sotto ai loro piedi, e con dei grifoni-scimmia impazziti, pronti a gettare nelle fiamme chiunque cercasse di fuggire.  
Tralasciamo il fatto che questo NON è un flasmob.

Dal Treccani alla sezione Neologismi:
flash-mob (flash mob), loc. s.le m. inv. Riunione di gruppo improvvisata, che si organizza mediante una convocazione a catena inoltrata su siti Internet o tramite messaggi di posta elettronica, durante la quale i partecipanti compiono un’azione collettiva. ◆ [tit.] Anche a Roma sbarca la «mania» del flash-mob con inviti via e-mail [testo] Diffusissima negli Stati Uniti e in Giappone la moda dei flash mob sta prendendo piede anche in Italia. Si tratta di mobilitazioni improvvise che coinvolgono centinaia di persone reclutate con inviti a catena tramite mail. Ai convocati viene chiesto di recarsi in un luogo pubblico dove riceveranno ulteriori informazioni sul da farsi. Il tutto dura pochi minuti. Una folla di sconosciuti appare ad un’ora prestabilita nel luogo prescelto, compie azioni apparentemente senza senso e poi si dissolve. 

'Improvvisata', 'mobilitazioni improvvise', 'azioni apparentemente senza un senso' (e qui, ci siamo), 'e poi si dissolve' (ma non nella maniera in cui avrei voluto).
Incominciamo col dire che nemmeno quello di Roma era una riunione di gruppo improvvisata, ma almeno sono stati un tantino più antisgamo. Voglio dire, Il CONTO-ALLA-ROVESCIA? La gente impalata probabilmente da ore per '''l'evento'''? No, dai, seriamente.
Ma ecco che in questo momento grazie a quest'ultimo video, nella mia mente prendono significato le profezie di Padre pio sul duemiladodici.
"Povera Italia...sta andando verso una brutta violenza. Pregate, pregate, affinché la pietà di Dio risparmi qualcosa."
E ancora:
"Gli avvenimenti che ho annunciato da tempo stanno precipitando. Il mondo va ormai verso la rovina totale."

Ok, siamo fottuti.

(L'Uomo Ragno dopo questa moda dirompente)

Tanto per tanto preferivo Call Me Maybe. Almeno non ha compiaciuto generazioni di debosciati che pensano di essere dei bricconcelli.
Ad ogni modo, cosa parlo a fare, È FINITA, l'unica cura chemioterapica che potrebbe arginare il dramma sarebbe privare i più della connessione internet.
Più la gente continuerà a portare all'estremo qualsiasi cosa, mettendoci del proprio, pur non potendoselo permettere, più tutto si abbasserà al livello di una versione più sfigata del bagaglino.
Grazie! Più la gente continua così e più mi fa schifo tutto. Tutto. Ah, ma la pagherete per aver inquinato il mio luogo ilare. 
E ricordatevi, che chi di cancro ferisce, di cancro perisce.

martedì 13 novembre 2012

E così iniziai a rivalutare Nino D'angelo.


Nonostante l'attualità sia gravida di atrocità di cui parlare (come Bersani e Papa Giovanni) mi sono sentito in obbligo morale di parlare di questo video.
Devo ammettere che lo scopro praticamente adesso, ma penso si meriti di restare negli annali della pacchiana ridicolaggine nei secoli dei secoli.

Club Dogo - Chissenefrega (In Discoteca)

I nostri fantastici Club Dogo ci hanno donato un'altra delle loro perle, passando da un repertorio 'minchiazzio ciò i probblemi lasciami perdere o ti sparoinbocca' ad un delirio da primadonna di 'sono tutti gelosi di me hatersgonnahate(visparoinbocca)'.
Incominciamo col dire che questo pezzo si pregia della fantastica partecipazione dell'indimenticata Maite, la sobria e indifesa ragazzina protagonista dell'inno alla fellatio di GionnyScandal (sul quale per adesso preferirei non soffermarmi).

Per non indugiare oltre vorrei soffermarmi su alcuni punti del testo:
Tutti i soldi che ho incassato li ho già spesi
Perchè la vita è corta come il cazzo dei cinesi
Adesso, possiamo anche passare oltre la delicatissima metafora, ma quello su cui non si può proprio sorvolare è l'individuo che pronuncia tale frase.
L'elemento in questione sarebbe un tale col nome d'arte di Jake LA FURIA. No, non vi sto coglionando, si fa chiamare proprio così.


Caro Jake, hai ragione: I Cinesi sono universalmente conosciuti per le dimensioni esigue del proprio pene, ma se tanto mi da tanto quelli con la tua fisicità sono universalmente conosciuti per avere il sopracitato incarnito nel lardo. Insomma, non so se tra un Cinese medio sia messo meglio tu o loro,  fatto sta che probabilmente è un argomento sul quale ti converrebbe sorvolare ed evitare qualsivoglia tipo di ironia.
Ma andiamo oltre, Gecche' continua con:

In questa roba sono io la situazione come al Jersey Shore
Il peggio con il new era al rovescio
La versione hip hop dell’Umbrella Corporation


Nonostante io trovi interessante il parallelismo tra Jersey Shore e Raccoon City, ci terrei a ricordargli che nella versione hip hop dell'Umbrella Corporation la sua strabordante generosità l'avrebbe relegato in una fossa comune in circa quarantatré secondi. Vorrei vedere voi scappare dagli zombie con sulle spalle il peso di una motospazzatrice.

Ma passiamo allo struggente pezzo di Guè Pequeno:

Vetri neri, occhiali neri
Buchi neri, fatto serata ieri?
Sette zeri in testa
Inversamente proporzionali a quelli che ho in tasca

E qui ci troviamo davanti a pura denuncia sociale, Guè farfuglia qualcosa rispetto ad una sua indigenza economica (con un ben riuscito paragone tra ristrettezze finanziarie e letargia intellettuale) e appare chiaramente disorientato nel mentre che si infila e sfila ripetutamente degli occhiali da sole in una location notturna.
E dopo altre varie amenità abbiamo un intenso ritornello:
Tutti vogliono vedere i
Dogo Dogo Dogo Dogo
Tutti vogliono toccare i
Dogo Dogo Dogo Dogo
Tutti vogliono sentire i
Dogo Dogo Dogo Dogo
Vogliono la foto con i
Dogo Dogo Dogo Dogo
In discoteca, chissenefrega

Chissenefrega, infatti. Voglio dire, date le (delicatissime) ragazze presenti nel video il tutto sarebbe stato quasi credibile se al centro del prurito di queste ci fosse stato un tronista o un qualsivoglia altro buzzurro televisivo, ma dati i personaggi in questione il tutto mi lascia quasi senza parole. È un'eterna battaglia tra il grottesco e il paradossale.


(Gecchè' alias Leone di Lernia nel mentre spiega alle girl's presenti che quella strana voglia di autolesionismo non è altro che tensione sessuale al cospetto di cotanta beltà Italica.)

Spacco quest’anno, spacco il duemilaetredici
Arriverà il tuo momento, sì nel duemilaecredici

Noncuranti delle profezie Maya i nostri amici Dogo ci tengono a sottolineare che il prossimo anno sarà quello della ribalta. La loro. Nonostante la minaccia, laddove non dovessero riuscire i Maya, possiamo sempre sperare vendetta dal colesterolo.

Non siamo dei rapper, siamo dei selvaggi
Il flow ti fa cadere il drink e tutti i tatuaggi
Asso attaccato su lato B di queste t-t-tipe
Come una marca di jeans intasco d-d-dinamite
Flash, flash, troppe foto nel locale
Che mi tocca mettere la protezione solare

Attacchi di balbuzie colpiscono i nostri eroi, probabilmente impressionati dalle t-t-t-tipe paiono ignorare (e ti pareva) i più basilari principi e-e-e-e-epidermici, partendo dalle loro errate credenze sulla rimozione dei tatuaggi a quello sgradevole fenomeno che è l'abbronzatura.
L'ingenuità che li caratterizza pare avergli moncato qualche tipo di ragionamento logico che sarebbe dovuto nascere spontaneo, come quando i bambini apprendono che la costanza dell'oggetto permane anche una volta che viene coperto. Ecco, ai Club Dopo pare essere mancata qualche tappa evolutiva.

La canzone è ghermita di roba che farebbe faccialpalmare quasi chiunque, ma non loro, che proseguono implacabili in una performances di rime per Laggentesemplice che si commentano da sole. Tra tutte:

Vestito total nero come i Black Panther
Zio, sti rapper dietro la mia scia come Schumacher
Ste tipe lasciano la scia come lumache

Sembrerebbe che il peggio sia passato fino a quando non si arriva a questo punto, in cui porto le mani al cielo e mi rifiuto di andare oltre:

 Sono arrogante e zarro, sono uno zarrogante

Si potrebbe parlare per delle ore dei nostri zargnoranti, ma preferisco dedicare uno spazio ai loro fans:
Non credo di aver ben capito, ma a quanto pare il nostro amico sostiene che sia sbagliato criticare cantanti che fanno schifo, perché anche se fanno schifo sono bravi, a differenza di chi li critica.
È come se vi costruissero una casa che dopo una settimana crolla e qualcuno vi dicesse "Eh però, del resto l'ha fatta un architetto, non puoi mica parlarne male, lui a differenza tua sa fare le case. Non sei Renzo Piano quindi non hai diritto di esprimere un'opinione in merito. PEZZENTE!".


Mi piace questo ragionamento. Il fatto che mi sia rimasto impresso l'olocausto fa di me un antisemita ,immagino.


Ma ecco che arriva gianlukailpazzo che con grande onestà intellettuale ammette come qualità dei testi dei Club Dogo sia crollata a picco se li paragoniamo a quando toccavano crude realtà di tutti i giorni come il Latte Macchiato e sensibilizzavano il loro pubblico verso l'importanza di una regolare urinocultura.

E infine:


Fondamentalmente la canzone è brutta. I Club Dogo sono dei bambini troppo cresciuti che si meriterebbero di ricevere un calcio nel l-l-lato B con un invito ad andare a lavorare. E non voglio sentire nessuno dire 'FORSE NON SAI CHE ER FURIA SCARICAVA LE CASSETTE AR MERCATO". Ma chissenefrega (cit.). Evidentemente non è bastato e avrebbe dovuto spurgare merda a mani nude dalla cloaca personale di Giuliano Ferrara.